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Metropoliz, ex-fabbrica di salumi abbandonata alla periferia di Roma, è uno di quei posti che sembrano usciti da un film di Pasolini o di Tarkovskij. Un gruppo (dis)omogeneo di italiani, marocchini, peruviani, ucraini, eritrei e rom un giorno decide di trasformare quel rudere urbano nella loro casa. Ma i Metropoliziani, stanchi di essere sempre sotto assedio, un bel giorno decidono di abbandonare le barricate e di sfuggire una volta per tutte alle spinte centrifughe della città che li pone ai margini della società civile, negandogli casa, lavoro, salute e diritti. Il loro progetto è semplice: costruire un razzo per andare a vivere sulla Luna. Questa, in sintesi, è la storia immaginata dai due antropologi registi per raccontare la "città meticcia" che abusivamente vive al numero 913 di via Prenestina. Per declinare il tema della Luna - un foglio bianco dove tutto è ancora possibile - sono stati chiamati filosofi, astrofisici, astronauti, ufologi, architetti radicali e decine di artisti, che hanno dato vita per un anno - l'anno della crisi e di Occupy Wall Street - ad un cantiere cinematografico e artistico senza precedenti. (Con fotografie a colori.)